Stiamo vivendo un momento che definire strano è dire poco. È anche paradossale, perché l’impossibilità di uscire ci dovrebbe aiutare a entrare in contatto con noi stessi, a stare in silenzio, a capire cosa ha davvero valore e cosa no. Quindi, se vogliamo, una sorta di ritorno alle origini, dove ci viene tolto qualsiasi tutto ciò a cui eravamo abituati. Quasi tutto, ma non la tecnologia. E grazie a questa possiamo trasformare quelli che erano i nostri incontri personali in incontri virtuali, dall’aperitivo con gli amici a conferenze a meditazioni di gruppo.
Nel mondo del libro si è scatenata una corsa alle presentazioni, potremmo dire alle trasmissioni, perché parlare di libri è fondamentale, indispensabile per tenere vivo l’interesse intorno al mondo della letteratura.
E allora dirette Facebook, dirette Instagram, incontri su Zoom, incontri su Meet… a dimostrazione di due verità: l’essere umano è fatto per connettersi agli altri, e i libri non sono un prodotto qualsiasi, sono un prodotto di cui si sente la necessità di parlare, perché ciò che offrono dentro le loro pagine è destinato a uscirne e ad avere un impatto sul nostro sentire, pensare e poi, magari, di conseguenza, anche sul nostro agire.
Ecco perché molte librerie indipendenti hanno deciso di non aprire comunque, nonostante la nuova possibilità di farlo (almeno fuori da Lombardia e Piemonte), perché la libreria è un negozio diverso da una salumeria. Chi ci entra vuole guardarsi intorno, magari chiedere consiglio al librario, che sarà felice di poter parlare del prodotto che ama. In libreria voglio poter passare anche mezz’ora, un’ora…
Gli incontri virtuali non offrono certo la stessa esperienza di una presentazione dal vivo, o di una amabile conversazione con il librario di fiducia, sono però meglio del silenzio. Paradossalmente sui social si parla più di libri ora che in passato. Proprio perché fuori dai social posso parlarne solo con mio marito, mia moglie o mia sorella.
Riscopriamo così, grazie a questa reclusione, che il libro è anche un oggetto sociale. Speriamo di ricordarcene quando usciremo da questa situazione, quando non più protetti dalle mura delle nostre case, potremo parlarne non solo nei luoghi predisposti, come le librerie, ma anche a cena con gli amici, all’aperitivo al bar. Perché il libro, abbiamo scoperto, ci regala la sua storia ma ha bisogno di entrare nella nostra per vivere.
Buone letture!
I bellissimi disegni di questo articolo sono di Anna Maria Mirri