Un’intera giornata sulle orme del Poeta che di fatto ha dato vita alla lingua italiana? Perché no.
Il Bloomsday è la giornata internazionale per ricordare James Joyce. Questa manifestazione è conosciuta, apprezzata e seguita sin dalla sua prima programmazione – 16 giungo 1950. Non mi verrebbe da pensare nulla di diverso, data l’importanza letteraria rivestita dall’autore irlandese per gli scrittori suoi contemporanei – Italo Svevo vi ricorda qualcosa? – e per quelli successivi. Ma anche per i milioni di lettori sparsi per il globo, che sull’Ulisse hanno speso e spendono ore di sonno per arrivare alla fine.
Anche in Italia avremmo la possibilità di istituire la giornata internazionale di uno scrittore – i nomi non ci mancano – ma uno su tutti rappresenta la lingua del sì, la lingua conosciuta, amata e soprattutto studiata anche a latitudini in cui l’utilizzo della grafia latina è tutt’altro che scontata: Dante Alighieri. Il Sommo Poeta può vantare inoltre una propria statua a Tianjin, in Cina, e a La Valletta di Malta, così come delle rivisitazioni manga proposte da Go-Nagai o delle versioni video create da Peter Greenaway e Raoul Ruiz.
Il Corriere della Sera dalle sue pagine ha lanciato la proposta di indire la Giornata di Dante, complici le celebrazioni che si terranno per i settecento anni dalla scomparsa del Poeta, che morì fra il 13 e il 14 settembre del 1321. La proposta non è caduta nel vuoto: l’Accademia della Crusca, la Società Dante Alighieri, la Società dantesca, l’Associazione degli italianisti… Tutti sono pronti a fare la loro parte.
Ma… E sì, in ogni fiaba che si rispetti c’è sempre un ostacolo che i protagonisti devono superare, ma ora è necessario trovare una data che vada bene a tutte le parti in causa e che possa dare il maggior risalto e afflusso di partecipanti possibile, come il Bloomsday insegna.
Dunque, facciamo un po’ d’ordine: purtroppo sulla vita di Dante sappiamo poco: quando è morto è chiaro, la data di nascita decisamente meno, quello che ci sta in mezzo è avvolto dalla nebbia, nella quale ogni tanto riusciamo a scorgere qualche particolare.
Un giorno papabile potrebbe essere quello della sua dipartita, 13 e 14 settembre, peccato che non ancora tutte le scuole siano attive in quei giorni. Altra opzione, il 21 o il 29 maggio; nel canto del Paradiso Dante stesso fa sapere di esser nato nel segno che segue quello del Toro, cioè i Gemelli (Paradiso XXII). Ma anche queste date non sarebbero l’ideale: gli esami di maturità sono alle porte e per i poveri maturandi ci sarebbe ben poco da festeggiare. E se tutto ciò non bastasse non si può non tenere conto del fatto che Dante nasce a Firenze, e qui la cosa viene presa molto sul serio; così come a Ravenna si commemora la sua morte con altrettanto orgoglio. Chi si prende la responsabilità di comunicare ai cittadini delle suddette province che guarda un po’ la Giornata di Dante è stata indetta proprio durante le loro celebrazioni?
Ecco allora che ci viene in soccorso il simbolismo, tanto caro al Poeta: perché non orientarsi verso la primavera, periodo riconducibile a Beatrice? O meglio ancora ricercare la data nel giorno della partenza per il mondo ultraterreno? Peccato che anche qui non sia possibile avere una pur minima certezza, perché si deve scegliere tra il 25 marzo o l’8 aprile. Il 25 marzo potrebbe andare, come suggerisce anche Casadei, critico letterario e accademico: “Personalmente, come molti altri studiosi, ritengo che la data dell’inizio del viaggio ultraterreno coincida con quella dell’incarnazione ma anche della crocifissione di Cristo, il 25 marzo, che per il fiorentino Dante era il primo giorno dell’anno.” Inoltre Casadei, così come altri studiosi, sostiene che questa data sarebbe la giusta conclusione di un periodo ricco di eventi legati proprio alla poesia e alla letteratura – il 21 marzo è la Giornata mondiale della poesia.
Ma gli ostacoli non finiscono qui. Come intitolare la giornata? La Giornata di Dante? Decisamente poco mordente. Danteday? No! Sarebbe un po’ blasfemo utilizzare una lingua straniera dovendo parlare del padre della lingua italiana, e anche un filo di cattivo gusto, aggiungiamo noi.
Forse, però, almeno sul titolo della manifestazione gli studiosi hanno trovato una soluzione comune: la Giornata di Dante sarà il Dantedì. La nostra di fatto è la lingua del sì, utilizzata, teorizzata e amata da Alighieri; inoltre il Dantedì riprende il modo in cui sono stati coniati i giorni della settimana – ognuno intitolato a una divinità – come ha spiegato il presidente onorario dell’Accademia della Crusca, Francesco Sabatini, sottolineando come nessuno avrà da obiettare, dato che sono presenti nel nostro volgare dal Duecento.
Insomma il nome c’è, la data sta arrivando, teniamoci pronti.