Internet sta uccidendo le librerie indipendenti! Ne siete sicuri? Magari non è proprio così, anzi.
Negli ultimi anni la più grossa paura era che con l’avvento di Internet prima, con gli ebook poi, e infine con l’ingresso massiccio di Amazon come canale internazionale di distribuzione dei libri, a farne le spese sarebbero state le librerie. E in parte è stato così. In America Amazon ha decimato le grandi catene librarie, come Barnes & Noble, ma ha risparmiato le piccole realtà indipendenti, che non solo sono sopravvissute, ma contro ogni aspettativa stanno crescendo. Uno dei fattori principali che ha permesso alle piccole librerie di moltiplicarsi è proprio la rete e il modo in cui connette le persone. E in questo contesto i social media – Instagram in particolare – la fanno da padrone.
Basti pensare all’hashtag #Bookstagram che riunisce più di 25 milioni di foto su Instagram e che è diventato una sorta di oasi virtuale per i bibliofili di tutto il mondo. In un’epoca in cui qualsiasi cosa facciamo viene documentata e, attraverso i social media, entra a far parte della nostra storia personale, racconta chi siamo, da dove veniamo e spesso dove vogliamo andare, chi riesce a resistere alla tentazione di dipingersi colto, cosmopolita, e accanito lettore? In quest’ottica documentare le nostre librerie (indipendenti) preferite diventa una parte essenziale della narrazione.
La mania di instagrammare i libri e le librerie per crearsi un’identità digitale cool è una manna che è piovuta dal cielo direttamente sul tetto delle realtà indipendenti, perché alla fine la partita che giocano con Instagram ha un obiettivo solo: creare una community. La percezione comune che le librerie siano un posto dove, non solo si può acquistare un libro, ma si può anche conversare con altre persone che hanno lo stesso background, idee simili e gusti letterari compatibili, li rende luoghi indispensabili sia online che offline. Nel tentativo di fidelizzare questo bacino di utenza unico e tagliato su misura per loro, le librerie indipendenti ospitano eventi che permettono alle persone di stare insieme. Non solo dietro a uno schermo, quindi, ma di persona, magari con un bicchiere di vino in mano. La sfida a questo punto diventa una sola: trasformare potenziali clienti a caccia di una foto figa e Instagram appealing in clienti effettivi che acquistano libri (ma va bene anche mug o shopper brandizzate…)
Ecco perché Instagram sta salvando le realtà indipendenti. Ed ecco perché diventare instagrammabili si è trasformata in una necessità. Un piccolo pegno da pagare, un pezzettino di anima da vendere al diavolo per essere visibili e quindi ontologicamente esistere. Basti pensare alla libreria The Last Bookstore di Los Angeles, un sogno per ogni accanito bookstagrammer: 2000 mq di puro orgasmo visivo. Nessuno sa resistere alla tentazione di scattarsi un selfie affacciato alla famosa finestra circolare, o in piedi all’interno del tunnel fatto solo di libri.
Anche Books Are Magic, a Brooklyn downtown, aveva tutte le carte in regola per diventare una webstar. E infatti è così che è andata. La marketing manager Colleen Callery ha confessato a Vox che i fondatori avevano inaugurato i canali social ancora prima che la libreria fosse aperta. E grazie all’Instagram Wall esterno, BAM è passata dall’essere un luogo fisico a essere un lifestyle brand.
E in Italia come siamo messi? Quali sono le star di Instagram?
Ovviamente non ve lo diciamo subito. Altrimenti come facciamo ad aumentare l’engagement?