Guendalina Lipparini – questo il suo vero nome – nacque il 22 febbraio 1862 a Terni in una benestante famiglia borghese e dopo il matrimonio nel 1881 con il diplomatico Alberto Roti, discendente di una nobile famiglia fiorentina, diventò la contessa Roti. Con il nome d’arte di Regina di Luanto, anagramma di Guendalina Roti, pubblicò nel 1890 il suo primo libro, la raccolta di racconti Acque forti e iniziò a scrivere sulla Rivista italiana di Scienze, di Lettere, Arti e Teatri e successivamente sulla rivista La donna. Con la sua produzione letteraria – che comprende due raccolte di racconti e undici romanzi – Regina di Luanto divenne ben presto nota come autrice di forte temperamento, capace di affrontare le questioni più controverse e di criticare in maniera diretta le istituzioni sociali, a partire dal matrimonio. Alla sua morte, avvenuta l’8 settembre 1914, venne ricordata come la scrittrice più audace, più avanzata e arrischiata che abbia avuto l’Italia letteraria dell’ultimo ventennio.
Gli agonizzanti, che 8tto ripropone per la prima volta dopo più di un secolo, è stato scritto alla fine dell’Ottocento; pubblicato nel 1900 da Roux e Viarengo, di questo romanzo non abbiamo edizioni successive e soprattutto passa quasi inosservato anche all’epoca della pubblicazione.
La cosa non dovrebbe stupire: quale altra sorte poteva toccare a un libro scritto da una donna che lancia una feroce critica, con tanto di presa in giro conclamata, nei confronti di una parte della società?
Oltre a firmare il romanzo Gli agonizzanti, Regina di Luanto è presente nell’antologia Humoursex con il racconto Botta e risposta.
“Regina di Luanto era un’abile narratrice che spesso utilizzava la spazialità come strategia narrativa per rafforzare le sue riflessioni, espressione di una visione positivistica del mondo, mescolata con una profonda fede nella scienza e nell’arte come mezzo per creare un mondo migliore.”
Ulla Åkerström