E qui non capisco più affatto, ma ammiro, ma invidio. Io non perdo nessuno, sicché son gli altri a perdere me.
Lucia Rodocanachi
Trasferitasi con la famiglia da Trieste a Genova, Lucia Rodecanachi completa qui gli studi e si iscrive all’Accademia Ligustica di Belle Arti dedicandosi con profitto allo studio del disegno dei gioielli e al ricamo, tanto che nel 1925 e nel 1927 i suoi lavori sono esposti nelle sale liguri della II e III Mostra Internazionale delle Arti Decorative di Monza di cui era direttore Mario Labò, dal 1918 marito di sua sorella Enrica.
A metà degli anni Venti si trova così a frequentare una ricca schiera di giovani pittori e poeti, e quando nel 1930 sposa il pittore Paolo Stamaty Rodocanachi, trasferendosi ad Arenzano, la sua casa diventa rifugio e ritrovo dei numerosi artisti che frequentavano già da qualche anno lo studio di suo marito in via Montaldo. L’ospitalità e la conversazione brillante della padrona di casa lo rendono un luogo molto speciale e a poco a poco il cerchio degli amici si allarga. Quel gruppo che Lucia chiamò, anni dopo, gli “amici poeti degli anni Trenta” aveva assunto proprio nel corso di quel decennio una sua precisa identità. Lucia diventa il loro punto di riferimento, ne segue da vicino il lavoro, spronandone l’entusiasmo e valorizzandone la creatività. Diventa la loro musa. Con molti di loro Lucia intrattiene una fitta corrispondenza: con le amiche scrittrici, tra cui Gianna Manzini, Irene Brin, Orsola Nemi, Lola Grande, Ottavia Menzio ed Elena Vivante, e con molti dei più importanti letterati e artisti che negli anni Trenta popolarono il panorama culturale italiano, mantenendo con questi rapporti di amicizia e di collaborazione che proseguirono fino alla sua scomparsa. Dopo gli anni della guerra, durante i quali Rodocanachi fu incarcerata e sfollata, prosegue nella sua attività di traduttrice “a cottimo” per quelli che lei stessa definiva i suoi negrieri: Vittorini, Montale, Bo, Sbarbaro, Gadda.
Non solo traduttrice per altri, ma anche presso se stessa, Rodocanachi collabora con importanti editori – Garzanti, Longanesi, Frassinelli – e firma per i «Gettoni» di Einaudi la traduzione italiana del Ritratto di giovane artista del poeta gallese Dylan Thomas, pubblicato nel 1955 nella collana diretta dallo stesso Vittorini.
Si spegne ad Arenzano nel maggio del 1978.