L’autore senza nome

L’autore senza nome è un fenomeno conosciuto da sempre in ambito editoriale. Infatti l’affermazione dell’autorialità convisse con la scelta di molti autori di pubblicare le proprie opere anonimamente o con uno pseudonimo. Ma vi è un punto fermo: il successo di un’opera è determinato dalla congruenza di più mestieri editoriali.
Di Marta Paganini

L’anonimato nella storia

La scelta dell’anonimato da parte di un autore è una pratica secolare che è stata utilizzata ovunque in Europa. L’autore senza nome è una decisione ponderata che deriva sempre da motivazioni diverse pertinenti al contesto politico-culturale o all’assetto giuridico e di censura.

Fin dall’Ancien Régime spesso erano gli autori ecclesiastici a rinunciare al proprio nome sul frontespizio per ragioni di etica o per timore della censura: ciò rendeva più difficile l’individuazione degli eventuali colpevoli di effrazioni.

Anche i primi romanzieri italiani tentennavano ad affermare la propria autorialità. Il genere romanzesco aveva scarso valore culturale in passato, in quanto il Vaticano lo considerava portatore di un’etica distorta e seduttrice.

L’anonimato in alcuni casi riguardava interi generi letterari: libri di filosofia, libri di viaggio, libri di larga circolazione come gli almanacchi, gli abecedari e tutti i libri di scarsa cura tipografica.

Inoltre, tra le varie motivazioni della scelta dell’anonimato potevano esserci anche l’imbarazzo di avere un nome considerato ridicolo, la vergogna di pubblicare un’opera indegna dello status dell’autore, oppure il semplice divertimento, per incuriosire i lettori. In conclusione, la scelta dell’anonimato non era mai casuale; tuttavia, la stragrande maggioranza della letteratura anonima sfugge oggi ad ogni analisi.

Donne dalla doppia identità

George Eliot

In relazione alla questione di genere, le autrici in particolare dovettero far fronte a una situazione discriminatoria.

Esse avevano desiderio di scrivere e pubblicare ma non venivano considerate allo stesso livello dei loro colleghi uomini, per questo ricorsero all’uso di pseudonimi maschili. È una problematica che riemerse col passare dei secoli: dalla prima metà dell’Ottocento quando le tre sorelle Brontë divennero i fratelli Currer, Ellis e Acton Bell; agli anni Sessanta del Novecento quando Harper Lee decise di omettere il suo primo nome “Nellie” dando la parvenza di essere un uomo; fino al 2013 momento in cui JK Rowling scrisse un romanzo poliziesco firmandosi Robert Galbraith.

A questo proposito, Sulla Chaise-longue di Marghanita Laski denuncia una società in cui le donne sono obbligate a rinunciare al ruolo di protagoniste delle proprie scelte e fa emergere fortemente il bisogno di lottare per svincolarsi da questa situazione di anonimato imposto.

Chi fa da sé non fa per tre

Oggigiorno con l’evoluzione del Web c’è poi il caso di molti autori che, non trovando spazio nei cataloghi delle case editrici, pur di vedere pubblicato il proprio nome sulla copertina di un libro ricorrono al self publishing: mettono in vendita il proprio lavoro su una piattaforma senza alcuna intermediazione di un editore.

È l’editoria, infatti, che sceglie e investe sugli autori – non il contrario. Ciò porta gli scrittori che non sono riusciti a trovare un editore interessato a optare per il self publishing: non avendo alcun tipo di barriera, questa pratica accetta tutti. Il problema principale è che il self publishing non è gratis! Un’eccessiva cognizione di autosufficienza può portare a pensare di poter dedicare tempo ed energie a tutte le fasi del lavoro editoriale: stesura, correzione, impaginazione e promozione del testo. Inoltre, il self publishing si rivolge solo agli utenti che compongono il pubblico digitale e non al pubblico delle librerie.

Una Rete arbitraria

L’anonimizzazione rimane un tema di forte attualità nel mondo contemporaneo.

Il Web – in particolare i social media – hanno portato alla diffusione del fenomeno dell’appropriazione di contenuti altrui, del copia-incolla incontrollato senza alcun consenso dell’autore. Le piattaforme tecnologiche, approfittando della loro collocazione dominante sul mercato, relegano gli autori a una posizione nuovamente ininfluente e vulnerabile. In questo caso la differenza è infatti che l’anonimato un tempo era una scelta, oggi viene inflitto come pena.

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