È arrivato quel momento dell’anno, che si replica puntuale a dicembre, in cui i consigli di lettura fioccano ovunque. A Natale i libri si regalano, in estate, invece, si leggono e c’è sempre fame (o sete, tenendo conto delle temperature disumane di questi giorni) di una dritta geniale su cosa mettere in valigia. Nessuno si sottrae al rito del consiglio di lettura. È come l’oroscopo a capodanno. Scherzi? E chi ne ha bisogno! Però leggimi un attimo la Bilancia… Potevamo essere da meno? Certo che no. E con 4 teste pensanti e 8 mani instancabili abbiamo individuato 16 suggerimenti per nulla banali che vi offriamo con piacere.
Vado a nord (quasi) sempre, e mi diverto (Cristina)
1 – Agnes Brown Mamma (Brendan O’Carroll – Neri Pozza)
È un romanzo ambientato nella Dublino di fine anni Sessanta. Agnes è una donna di 34 anni con sette figli, un marito violento e un banco di frutta al mercato di Jarro, quartiere popolare della città. Un mattino Rosso Brown, il marito, muore, e per lei inizia una vita del tutto nuova, fatta di una libertà amara, ma pur sempre libertà. Attraverso una serie di episodi divertenti, Agnes vive nuove esperienze e trova infine la felicità. Raccontato con un ironia tutta irlandese, è un romanzo che diverte e ci strappa anche qualche lacrimuccia, giusto il tempo di passare alla risata successiva. Consigliato a chi vuole respirare atmosfere veraci senza imbattersi nell’angoscia.
2 – L’abbazia di Northanger (Jane Austen – In molte edizioni, ma anche in originale, perché no? Ed esiste una versione graphic novel edita da Panini Comics con il titolo originale Northanger Abbey)
È uno dei romanzi meno noti della nostra Jane, pubblicato solo dopo la sua morte, nel 1818, ma fu scritto nel 1803. Una parodia divertente del romanzo sentimentale e di quello gotico, tanto in auge all’epoca. La protagonista Catherine Morland è una ragazza giovane e ingenua che si lascia trasportare dalla propria fantasia e inizia a indagare su quelli che pensa siano incredibili misteri. Per chi ama le atmosfere gotiche ma non si prende molto sul serio.
3 – Hotel du Barry (Lesley Truffle – HarperCollins)
Siamo qualche anno dopo la Prima Guerra Mondiale. Il romanzo segue la crescita della piccola Cat, abbandonata dalla madre in una paio di mutandoni appesi tra il bucato del lussuoso Hotel du Barry, di Londra, scampato ai bombardamenti. Cat viene adottata dal proprietario dell’albergo e coccolata da tutto il personale, finché non si staglia all’orizzonte l’ombra cupa della nuova matrigna, unita in una matrimonio di convenienza con il troppo buono Daniel. Perfetto per chi vuole mettersi in viaggio per la magica Londra di inizio Ventesimo secolo, con un pizzico di mistero e una leggerezza tutta retro.
4 – La mia famiglia e altri animali (Gerald Durrel – Adelphi)
Una famiglia inglese a Corfù, e tutto ciò che ne deriva. Ma lascio la parola all’autore, che così descrive la sua divertente opera: “Questa è la storia dei cinque anni che ho trascorso da ragazzo, con la mia famiglia, nell’isola greca di Corfù. In origine doveva essere un resoconto blandamente nostalgico della storia naturale dell’isola, ma ho commesso il grave errore di infilare la mia famiglia nel primo capitolo del libro. Non appena si sono trovati sulla pagina non ne hanno più voluto sapere di levarsi di torno, e hanno persino invitato i vari amici a dividere i capitoli con loro”. Per chi non rinuncia al British humour ma ha voglia di luoghi assolati.
Ma saranno davvero dei classici della letteratura? (Manola)
Un attimo, qui ci vuole una premessa
Quando le mie socie mi hanno parlato dell’idea dei libri 4×4 per le vacanze, mi sono subito proposta di esplorare il vasto mondo dei classici, la mia croce e la mia delizia; le 3/8 mi hanno dato l’ok invitandomi però a puntare l’attenzione sugli autori un po’ più ai margini, non i soliti noti. Di primo acchito sono rimasta un po’ perplessa, eh sì come nelle migliori famiglie qualche divergenza c’è e si vede, ah beata diversità, poi però ho iniziato a rimuginare sulla cosa arrivando alla fine alla domanda da un milione di dollari: Che cosa sono i classici? In effetti, qualcuno di un tantino più importante di me e sicuramente molto più preparato si era già posto il quesito, il nome Italo Calvino vi dice niente? Sì, proprio lui, alla cui domanda dovette dare non una ma ben 14 risposte, ma quella che faccio mia e ha portato alle mie scelte è questa: “D’un classico ogni rilettura è una lettura di scoperta come la prima.”
Ecco, i classici che vi propongo li ho letti e riletti, ma ogni volta è come fosse la prima. Sicuramente vi saranno passati tra le mani, li avrete anche studiati e sarete magari arrivati alla conclusione che li conoscete senza bisogno di andare oltre, ma, come dice Calvino con la risposta 9: “I classici sono libri che quanto più si crede di conoscere per sentito dire, tanto più si trovano nuovi e inaspettati quando si leggono davvero.”
1 – La Gerusalemme liberata (Torquato Tasso, edizioni che volete)
“Tre volte il cavalier la donna stringe con le robuste braccia, ed altrettante da que’ nodi tenaci ella si scinge, nodi di fer nemico e non d’amante.“, questi sono i versi che mi hanno fatto decidere che il poema epico composto da venti canti con versi endecasillabi lo avrei letto per intero. La storia si svolge durante il sesto anno dall’inizio della Prima Crociata, l’esercito di Cristo contro gli infedeli che abitano la città di Gerusalemme, in mezzo le vite, gli amori, i sotterfugi dei diversi personaggi di Tasso. Perché leggerlo? Per ritrovare un linguaggio ormai desueto, per perdersi nella musicalità e armonia dei versi di uno scrittore che viaggiava per il mondo dal chiuso del suo studio ammirando il mappamondo che aveva al suo fianco.
2 – Quo vadis? (Henryk Sienkiewicz, edizioni che volete)
Romanzo storico. Sullo sfondo della Roma imperiale governata da Nerone conosciamo l’amore quasi impossibile tra Licia, cristiana, e Marco Vinicio, patrizio romano. Conflitti ideologici, morali, culturali si intrecciano portando il lettore a conoscere la grandezza e la decadenza di Roma non solo attraverso i manuali scolastici.
3 – Le affinità elettive (Johann W. Goethe, edizioni Oscar Mondadori)
Questo è un libro a cui sono particolarmente affezionata. La prima volta che l’ho letto frequentavo il liceo, il pre romanticismo, lo Sturm und Drang tedesco mi avevano letteralmente conquistata e non me ne sono più liberata, tanto che mia figlia l’ho chiamata Ottilia, proprio come la protagonista del romanzo. L’amore, la passione tra due persone, Ottilia ed Edoardo, è un qualcosa che va al di là di ogni raziocinio. I protagonisti si ameranno sino alla fine, senza mai poter stare l’una nelle braccia dell’altro, e quando Ottilia si lascerà morire di inedia Edoardo la seguirà dopo pochi giorni per stare finalmente con lei per sempre. Perché leggerlo? Per ricordarci che lo scontro tra razionalità e passione, tra convenzioni sociali e libertà di azione sono da sempre al centro del pensiero umano.
4 – Stranalandia (Stefano Benni, edizioni Feltrinelli)
La prima lettura non l’ho esattamente fatta io, ma la mia maestra Daniela. Eh sì, il mio approccio con Benni è avvenuto in quarta elementare! Sin da subito sono rimasta affascinata da quest’isola così particolare in cui gli animali avevano nomi un po’ strani. Il 15 giugno 1906, una nave fa naufragio durante una tempesta e gli unici superstiti sono i professori Achilles Kunbertus e Stephen Lupus, docenti di zoologia presso l’Università di Edimburgo, i quali, navigando su una scrivania di noce, mangiando gomma di matita e bevendo acqua piovana, approdano su un’isola ignota a tutti, popolata da animali stranissimi come il Cockeruth, il Pescemobile, il Gorilla Vaichesei, il Leometra e tanti altri. Per chi sulla spiaggia vorrà divertirsi a riprodurre queste stupende creature.
So di non sapere e a volte un po’ me ne vergogno (Alessandra)
1 – Regni Dimenticati – Viaggio nelle religioni minacciate del Medio Oriente (Gerard Russell – Adelphi)
I regni dimenticati di cui racconta Russell corrispondono a sette gruppi religiosi, di radice ebraica, cristiana, islamica e pagana; sono mandei, yazidi, drusi, zoroastriani, samaritani, copti e kalasha, nomi sconosciuti ai più. La loro storia millenaria è affascinante. Il loro presente è incerto, minacciato quando non direttamente assediato dalle pulsioni integraliste che percorrono un Medio Oriente perennemente inquieto e soggiogato da guerre e incomprensioni.
2 – Alpinisti Illegali In URSS (Cornelia Klauss – Frank Boettcher – Keller)
Sappiamo tanto di che cercava di scappare in Occidente, lasciando l’Unione Sovietica. Ma sono esistiti anche viaggiatori controvento, persone che, spinte dai più disparati motivi, hanno viaggiato al contrario, illegalmente, fino nel cuore di un territorio sconfinato. In questo volume, che fa parte di una trilogia (a sua volta parte di una collana, Razione K, ricca di titoli bellissimi), è la montagna a farla da padrone, con cime sconosciute ai più e una natura che, senza timore di apparire scontati, non può che dirsi selvaggia.
3 – In viaggio con Erodoto (Ryszard Kapuscinski – Feltrinelli)
“Il mio massimo desiderio, quello che più mi turbava, tentava e attraeva, era di per sé estremamente modesto: la pura e semplice azione di varcare la frontiera.” Bastano queste parole del grande viaggiatore polacco, padre del reportage, a settare il tono di un libro imprescindibile per chi ama questo genere. Attraverso India, Cina, Africa, agli arbori della sua incredibile carriera, Kapuscinski ci descrive popoli, terre e culture e intreccia i suoi passi con quelli che migliaia di anni prima ha compiuto Erodoto, suo inseparabile compagno di viaggio, “primo vero reporter della storia”.
4 – Una cosa divertente che non farò mai più (David Foster Wallace – Minimum Fax)
Come essere un genio, affrontare una crociera nei Caraibi, uscirne vivo – di più, affascinato – e raccontarne in modo magico, surreale, divertente, perfettamente esatto come solo lui sapeva fare. Quanto ci manchi, David.
I poeti sono le nuove rockstar (Benedetta)
1 – Settantacinque poesie (Constantinos Kavafis – Einaudi)
Che cos’è la poesia, chiedeva il professor John Keating a una classe attonita, impreparata ad affrontare un approccio all’arte, alla letteratura e alla vita così fuori dagli schemi e così drammaticamente esistenziale. Ognuno di noi potrebbe rispondere in molti modi, tutti diversi, e sarebbero tutti veri, giusti, appropriati. Perché nulla come la poesia sfugge alle definizioni. Per quanto mi riguarda, la poesia è essenzialità. Essenzialità dell’atto descritto poeticamente che cristallizza forme e immagini. Kavafis ha fatto dell’essenzialità il suo tratto distintivo e della storia il suo centro. Non concede spazio al lirismo, ma fa rivivere epoche eroiche e un passato mitico sospendendo ogni giudizio morale. Sono però le sue poesie d’amore quelle che amo di più, pervase dallo sguardo distaccato e straniante di chi ha aspettato troppo ma si illude ancora.
2 – Canti d’addio (Walt Whitman – Crocetti Editore)
Io amo lo zio Walt a prescindere, solo per il fatto che è uno di noi. Quando nel 1855, a 36 anni compiuti, Walt Whitman diede alle stampe interamente a sue spese dodici poesie senza titolo – lo scheletro di quella che sarebbe poi diventata Leaves of Grass – il riscontro critico fu praticamente inesistente, tanto che si vide costretto a pubblicare sotto pseudonimo recensioni positive ai suoi versi. Walt però non si arrese. L’anno dopo pubblicò, sempre di tasca propria, la seconda edizione (ce ne sarebbero state altre sei!) di Leaves. La reazione della critica questa volta non fu irrilevante, ma decisamente negativa. Il volume portava inciso sul dorso a caratteri d’oro la frase: “Ti saluto all’inizio di una grande carriera”. Insomma era uno che ci credeva. Pensate a cosa sarebbe successo se si fosse arreso al primo – o anche al secondo – colpo.
3 – Anatomia di una convivenza (Arzachena Leporatti – Interno Poesia)
di tutte le tue parti / (se dovessi decidere) / salverei la schiena / la taglierei dal resto del corpo / ne farei un fagotto / stretto a me ovunque / pesante e faticoso / al profumo di lavanda e funghi secchi / di lenzuola e pigrizia / di germogli di famiglia / la tua schiena è lunga e spessa / come uno scudo / picchiettata di nei / li lecco e li ingoio / uno ad uno. Dentro alle fessure di due corpi squarciati dalla quotidianità si annida l’amore. Un amore vorace, cannibale, delicato, commovente, attraversato da maremoti o nascosto nella peluria di un tappeto, insieme a pezzi di vetro che portano sfortuna, ma a entrambi. Un amore che ti fa perdere l’equilibrio, mentre ti offre la fune che ti salva.
4 – Senti cosa ho scritto (Lorenzo Bartolini – Miraggi Edizioni)
Inutile che ci giri intorno, Lorenzo lo dovete andare a sentire dal vivo. Certo, potete anche leggerlo, ma se fosse stata questa la sua unica destinazione d’uso, il titolo della raccolta sarebbe stato Leggi cosa ho scritto. La verità è che il poetry slam è vivo e lotta insieme a noi e i poeti sono le nuove rockstar. La silloge è divisa in tre sezioni – Hai un po’ di tempo?, Posso chiederti un minuto? e Ti rubo solo due secondi (haiku) – in base al tempo di lettura richiesto. Si sorride con Lorenzo e con la sua ragazza mano pesante, coi suoi capelli che prendono il posto nel vuoto lasciato dai capelli degli altri. Perché in fondo lui è un poesiano, uno che si nutre di sola poesia, uno che usa parole fuori, ma è scomposto dentro.